
La ricerca artistica di Silvia Corti si fonda su una concezione profonda e sensibile della materia, un approccio che si manifesta attraverso varie espressioni artistiche. Con il suo lavoro, Corti riesce a trasformare la materia in un'esperienza sensoriale, interagendo con la luce e i segni in modo che ogni superfice diventi racconto, memoria e vibrazione. Le sue opere non sono semplicemente oggetti visivi; esse rappresentano un dialogo silenzioso tra il materiale e l'immateriale, una risonanza tra passato e presente.
L’immagine del lago e le luci danzanti sulla superficie dell'acqua tornano in modo ricorrente nella memoria di Silvia Corti. Questo richiamo all'infanzia rappresenta, simbolicamente, il punto di partenza della sua esplorazione artistica. Il buio profondo del lago diventa una metafora per l’inconscio umano e le luci che si riflettono sull’acqua rappresentano le esperienze e le emozioni che fluiscono attraverso il corpo e la mente. La sua infanzia segnata dall'osservazione attenta dei riflessi suggerisce un primo approccio alla meditazione artistica: un attento ascolto della realtà.
Silvia ha saputo trasporre questa percezione infantile in un linguaggio artistico maturo, dove ogni gesto e ogni scelta materica è carica di significato. L'immaginazione che animava i suoi quaderni di disegni giovanili continua a vivere nelle sue opere contemporanee, dove il gesto creativo si fa eco di una ricerca profonda.
Nata a Como nel 1981, Silvia Corti ha intrapreso un percorso artistico e formativo ricco e variegato. La sua formazione in Fine Art con specializzazione in Metal Art presso l’HDK-Valand Göteborg University le ha fornito le basi per la manipolazione e la trasformazione dei materiali. Questo background, unito a una formazione orafa, le ha permesso di sviluppare una sensibilità particolare nei confronti del metallo e delle sue potenzialità espressive. La fusione di tecniche diverse e la curiosità per la materia caratterizzano tutte le sue opere.
In aggiunta alla sua pratica artistica, la laurea in Artiterapie e Terapie Espressive presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore riflette il legame indissolubile tra arte e cura, suggerendo che l’atto creativo può avere un impatto trasformativo sulle persone. Questo approccio olistico invita a esplorare le dimensioni psichiche ed emotive dell'esistenza umana.


Silvia Corti vive la sua arte come un atto d'ascolto e di presenza. Ogni opera che crea è il risultato di un processo meditativo che rivela una dimensione non verbale dell'esistenza. La sua estetica è visceralmente poetica, rifacendosi a un linguaggio che vibra e respira. La sua ricerca si nutre di texture vive e di superfici dinamiche, che raccontano storie sia personali che collettive.
Nelle sue opere, l'assenza di un significato predefinito lascia spazio per l'interpretazione e l’esperienza sensibile. L’arte di Silvia si fa portatrice di una memoria sensibile, complice di un viaggio nel tempo e nello spazio, dove ogni selezione materica evoca ricordi e visioni.
La gioielleria è un altro ambito in cui Silvia Corti si distingue. Cofondatrice del progetto Maquette, ha fatto del gioiello una forma d’arte accessibile e narrativa. I suoi pezzi, realizzati con pietre naturali e metalli lavorati con grande cura, diventano piccole sculture da indossare. Qui, il gioiello non è solo ornamento, ma un veicolo di emozioni e storie – frammenti di sogno che possono essere portati con sé.
Questa ricerca sul gioiello come narrazione portatile testimonia l'impegno di Silvia nel creare un linguaggio visivo che attraversa le convenzioni tradizionali, aprendo nuovi spazi di dialogo tra l’opera e chi la indossa.



Con il tempo, la sperimentazione di Silvia si è ampliata alla fotografia, oggi parte integrante del suo linguaggio visivo. Le immagini di Corti, frutto di un'attenta riflessione sulla luce e sui riflessi, agiscono come materiali vivi, capaci di svelare dimensioni intime della realtà. Ogni fotografia non è un semplice documento, ma un frammento che palpita di vita e di energia.
In questo contesto, la luce si presenta come protagonista, scolpendo forme e colori in un’armonia che sfida la staticità dell’immagine. La fotografia diventa, pertanto, un mezzo per evocare, risuonare e toccare, supplendo al silenzio di ciò che non è visibile a occhio nudo.

Nelle sue opere recenti, Corti ha creato sculture essenziali che attraversano lo spazio come linee emozionali, insieme a quadri materici in cui il colore si stratifica in danze di ossidi e cromi. Utilizzando rame, ferro e alluminio, Silvia sottopone i materiali a processi di ossidazione e trasformazione, lasciando che gli elementi naturali influenzino il risultato finale. Questa interazione tra tempo, umidità e chimica rende ogni superfice non solo visibile, ma viva.
La sua ricerca si estende anche al campo della scultura lignea, dove l’unione tra gesto pittorico e forma organica dà vita a opere che evocano paesaggi interiori, corpi in divenire, aggiungendo un ulteriore strato alla sua esplorazione della materia.
Silvia ha preso parte a numerose esposizioni in Italia e all'estero, dalla Venice International Art Fair alla Munich Jewellery Week. Le sue opere sono state pubblicate su riviste dedicate alla scultura e alla lavorazione artistica dei metalli, attestando il riconoscimento crescente del suo lavoro.
Il pensiero filosofico alimenta profondamente la ricerca di Silvia Corti. La sua pratica dialoga con la fenomenologia di Maurice Merleau-Ponty, la quale enfatizza la percezione come un'esperienza incarnata. La riflessione di Juhani Pallasmaa, che restituisce all'arte e all'architettura una dimensione percettiva e poetica, arricchisce ulteriormente la sua visione. Per Corti, la superficie è la “pelle del mondo” e lo spazio diventa un’estensione del corpo, in una connessione profonda e tangibile con l'esistenza.
La consonanza della sua estetica con artisti come Marina Abramović e Andy Goldsworthy suggerisce un attento studio delle relazioni tra corpo, arte e natura, mentre l'illuminazione poetica di Bruce Munro trova eco nel suo uso dei materiali luminosi. Ogni artista rappresenta un tassello nel mosaico della sua ispirazione, contribuendo a delineare un panorama artistico complesso e ricco di significato.

L'artista Silvia Corti ci ha aperto le porte del suo mondo attraverso un'intervista in cui ha condiviso con noi le sue emozioni e i suoi progetti.
In quale preciso momento hai riconosciuto che l’arte sarebbe stata il tuo viaggio e la tua vocazione lungo il cammino della vita?
Non ricordo un momento singolo: per me è stato un continuo riaffiorare, come un respiro che c’è sempre stato. Sin da bambina il mio modo di stare nel mondo è stato osservare, toccare, trasformare. Il buio del lago, la luce che si rifrangeva sull’acqua: sentivo che quella relazione silenziosa tra materia e luce parlava anche di me. L’arte è cresciuta con me come un’esigenza
naturale e imprescindibile.
Se ti fosse chiesto di sintetizzare la tua espressione artistica utilizzando tre parole chiave, quali selezioneresti e quali argomenti useresti per spiegarne la scelta?
Materia, Luce, Trasformazione.
La materia è il corpo vivo della mia ricerca: ferro, rame, alluminio, legno, superfici che respirano e raccontano.
La luce è il soffio invisibile che attraversa ogni opera, rendendo sensibile l’energia del mondo. La trasformazione è il senso più profondo: nulla è statico, tutto evolve, tutto muta. Le mie opere sono tracce di questo continuo processo vitale.
Quali tipi di emozioni o stati d’animo aspiri a risvegliare tra coloro che osservano e interagiscono con le tue creazioni artistiche?
Vorrei risvegliare una percezione lenta e sensibile. Un senso di meraviglia silenziosa, come quando si osserva un paesaggio dopo la pioggia o una foglia che si muove nel vento. Spero di creare uno spazio in cui ognuno possa incontrare una parte intima di sé, attraverso un’esperienza visiva e tattile che è anche emozionale.
Quali sono le fonti di ispirazione principali che alimentano il tuo lavoro artistico, e in che modo queste influenzano l’evoluzione del tuo stile personale?
La natura è una fonte inesauribile: non tanto nel senso descrittivo, ma come forza di trasformazione.
Mi ispirano anche il tempo, l’ossidazione, i processi naturali lenti e silenziosi. Inoltre, l’estetica fenomenologica (penso a Maurice Merleau-Ponty, Juhani Pallasmaa) nutre il mio sguardo: credo in un’arte incarnata, che si rivolge al corpo prima che all’intelletto.
Come si manifesta il tuo coinvolgimento con il simbolismo e le metafore visive nella tua produzione artistica?
Non lavoro a partire da simboli prefissati, ma li lascio emergere spontaneamente attraverso il processo. La superficie ossidata, la luce riflessa, il legno che si spacca: ogni materia porta in sé metafore profonde. Sono immagini archetipiche che parlano direttamente ai sensi e al subconscio.
Nel processo creativo delle tue opere, quanto spazio concedi all’improvvisazione spontanea rispetto alla meticolosa pianificazione?
Il mio processo parte spesso da un’intuizione tattile o visiva. C’è una fase iniziale di ascolto profondo della materia, poi una progettualità che si struttura durante il fare, lasciando ampio spazio all’imprevisto e alla metamorfosi spontanea.
Credo nell’alleanza tra gesto e materia: ogni opera nasce da un dialogo.
Quali episodi puoi ricordare come i più appaganti e significativi nell’arco della tua carriera artistica fino ad ora?
L’esperienza della mia prima mostra personale “Espansioni” è stata molto significativa: vedere il mio lavoro dialogare con un intero spazio, e percepire la risposta sensibile del pubblico, è stato emozionante. Anche i progetti collettivi all’estero, come Metal Endeavors in Svezia o le partecipazioni alla Munich Jewellery Week, hanno aperto nuove connessioni e prospettive.
Se avessi l’opportunità di collaborare con un artista di qualsiasi epoca, passata o attuale, chi sarebbe la tua scelta e quali motivazioni ti guiderebbero?
Mi piacerebbe collaborare con Andy Goldsworthy: per il suo modo di creare opere che sono estensioni organiche del paesaggio, per il suo rispetto profondo per la natura e per la poesia che abita ogni suo gesto.
Oppure, in ambito più concettuale, con Marina Abramović, per la sua capacità di trasformare il corpo e la presenza in pura arte.
Il tuo processo creativo è più guidato da una visione immaginaria o dai materiali concreti?
Come nasce un progetto e quali sono i passi che conducono alla sua realizzazione?
La materia è la mia guida primaria.
Un progetto nasce spesso da un incontro fisico: una texture, una luce, una reazione chimica imprevista.
Da lì inizio a costruire un dialogo silenzioso: esploro, osservo, assecondo o contrappongo. Solo in un secondo momento il lavoro si definisce anche visivamente, ma sempre mantenendo una parte di apertura all’imprevisto.
Quali sono le mostre attualmente aperte al pubblico, e cosa ha in serbo il futuro per Silvia Corti nella scena artistica?
Alcune mie opere sono state recentemente visibili alla mostra Espansioni a Sabbioneta e alla Venice International Art Fair 2025. Prossimamente parteciperò a Barcellona Contemporary (ITSLIQUID, maggio 2025), al Salone del Libro OFF a Torino e a Un’estate IN arte a Bologna, oltre che alla Biennale Internazionale di Arte e Cultura di Monopoli. Sto anche lavorando a nuove serie di sculture e superfici materiche, in cui continuerò a esplorare la luce come materia viva e la trasformazione come respiro del mondo.
Continuare a creare significa per me costruire luoghi di incontro tra il visibile e l’invisibile, dare forma al respiro nascosto delle cose. Ogni opera futura sarà un passo ulteriore in questo dialogo aperto tra materia, luce e trasformazione

In un’epoca caratterizzata dalla velocità e dalla distrazione, l'arte di Silvia Corti ci invita a rallentare. Le sue superfici non devono essere semplicemente “guardate”, ma “incontrate”; i suoi oggetti non devono essere solo “compresi”, ma “sentiti”. Ogni opera è un ponte tra il visibile e l’invisibile, coinvolgendo lo spettatore in un’esperienza che va oltre il mero aspetto estetico.
Corti si conferma una delle figure più interessanti nel panorama dell'arte sensoriale e materica contemporanea. La sua capacità di intrecciare saperi antichi con sensibilità moderne ci regala opere che sono celebrazioni della memoria e della trasformazione. In questo dialogo fra luce e materia, il lavoro di Silvia Corti resta, come nell'immagine della sua infanzia, un riflesso che danza nel buio, un invito a esplorare le profondità dell'esistente.
INFO & CONTATTI
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YouTube: Silvia Corti -
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Sito web:
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La Redazione
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