Ci sono artisti il cui rapporto con l’arte nasce all’improvviso, e altri per cui la creatività è un’impronta originaria, qualcosa che esiste prima ancora delle parole. Serena D’Onofrio, in arte Sere NArt, appartiene a questa seconda dimensione: la pittura è nata con lei e dentro di lei. Da bambina preferiva i pastelli alle bambole, e dichiarava con naturale certezza: “Da grande farò l’artista”. Una promessa che non ha mai tradito.
Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, Serena trasforma precocemente la sua vocazione in professione: a 21 anni avvia il suo percorso come pittrice, illustratrice e autrice di opere su commissione. Da allora il suo cammino creativo si è intrecciato con esposizioni in Italia e all’estero — da Procida Capitale della Cultura a Matera, da Bologna a San Gimignano, fino a Napoli, Venezia, il Venezuela e la Costa Rica — e con progetti multidisciplinari che fondono pittura, poesia, danza e musica, come il suo acclamato ComunicArti.
La sua ricerca artistica affonda le radici in tre parole chiave: sogno, introspezione, essenzialità. Serena dipinge per vedere ciò che sente. Le sue tele sono stanze interiori in cui emozioni, esperienze e ricordi si trasformano in immagini dal carattere onirico e simbolico. Non cerca di imporre un significato: desidera che lo spettatore si rispecchi, si interroghi, sorrida, si commuova. Che entri anche lui in quelle “stanze dell’Io” che l’artista esplora nella sua recente personale, trasformando ferite in forza ed emozioni intime in un linguaggio universale.
Il suo stile, vicino al surrealismo figurativo, si nutre di spontaneità, armonia cromatica e metafore visive. Ogni opera nasce da un processo fluido, guidato dall’emotività più che dal calcolo, eppure sempre sorretto da una cura attenta di colori, segni e simboli. Le sue esperienze personali — i primi premi, le lacrime condivise con chi si commuove davanti a un suo quadro, il bambino che ha voluto replicare una sua opera — costruiscono un percorso di crescita in cui arte e vita si intrecciano indissolubilmente.
In questa intervista, Serena D’Onofrio ci accompagna dentro il cuore pulsante della sua pittura: un viaggio tra immaginazione e realtà, tra sogno e introspezione, in cui l’arte non è solo espressione, ma un modo per arrivare agli altri e lasciarli entrare.
1. In quale preciso momento hai riconosciuto che l'arte sarebbe stata il tuo viaggio e la tua vocazione lungo il cammino della vita?
Ho da sempre saputo che l’arte fosse la mia vocazione e il viaggio che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita perché è nata CON me e DENTRO di me. Fin da piccola ho sempre preferito giocare con i pastelli che con le bambole, quando mi chiedevano “cosa vuoi fare da grande?” rispondevo fermamente “l’artista”, un lavoro un po’ bizzarro e fuori dal comune per molti. E poi era più forte di me, dovevo disegnare, dipingere, sporcarmi le mani e respirare l’odore di quei materiali per sentirmi felice. Quando ti senti felice sai con certezza cosa vuoi fare per esserlo per tutta la vita.
2. Se ti fosse chiesto di sintetizzare la tua espressione artistica utilizzando tre parole chiave, quali selezioneresti e quali argomenti useresti per spiegarne la scelta?
Le mie tre parole chiave sarebbero senz’altro: sogno - introspezione - essenzialità.
Dipingo perché voglio vedere ciò che sento, quindi leggermi dentro ed analizzare le mie emozioni ed esperienze (anche in chiave un po’ onirica) trasferendole sulla tela in maniera essenziale, senza troppi orpelli, è il mio modus operandi.
3. Quali tipi di emozioni o stati d'animo aspiri a risvegliare tra coloro che osservano e interagiscono con le tue creazioni artistiche?
Quando qualcuno guarda le mie opere non pretendo niente di particolare se non che riesca a leggersi un po’ dentro attraverso le mie pennellate. Strappare un sorriso, una lacrima, lasciare un dubbio, aiutare a trovare una risposta, mi sembrano interazioni più che sufficienti.
4. Quali sono le fonti di ispirazione principali che alimentano il tuo lavoro artistico, e in che modo queste influenzano l'evoluzione del tuo stile personale?
La mia pittura cresce di pari passo con me. Le mie esperienze personali - belle o brutte che siano - sono fonte di ispirazione per le mie opere: racconto ciò che mi succede per raccontare anche di altri. Le mie ferite su tela diventano punti di forza, la mia solitudine fa compagnia a quella di qualcun altro, un momento felice raggiunge l’eternità. Non escludo, però, di dipingere anche qualche scorcio o qualche momento particolare che mi colpisce profondamente.
5. L'arte è spesso celebrata come un linguaggio che può attraversare culture e generazioni. Come si manifesta il tuo coinvolgimento con il simbolismo e le metafore visive nella tua produzione artistica?
Sicuramente mi piace molto utilizzare elementi o accostamentinparticolari per lanciare messaggi sotto forma di metafore le quali stimolano ulteriormente l’osservatore ad interrogarmi ed interrogarsi.
6. Nel processo creativo delle tue opere, quanto spazio concedi all'improvvisazione spontanea rispetto alla meticolosa pianificazione?
Diverse mie opere nascono spontaneamente, come se il “processo di ideazione” avvenisse giorno per giorno dentro di me per poi essere
gettato direttamente su tela. Non sono un’architetta o una pittrice astratta, non pianifico meticolosamente o improvviso totalmente, faccio
un bozzetto (giusto quel che mi basta per vedere cosa ne verrà fuori) e poi mi lascio la possibilità di cambiare in corso d’opera.
7. Quali episodi puoi ricordare come i più appaganti e significativi nell'arco della tua carriera artistica fino ad ora?
Ci sono episodi sia in bene che in male che hanno influito nella mia carriera artistica e ricordo vividamente. Ne riporterò alcuni indelebili: la
prima volta che ho venduto un quadro (mi sono sentita importante per qualcuno che decideva di investire sulla mia arte), la prima volta che ho
visto un visitatore commuoversi davanti ad una mia opera, quando sono risultata prima classificata ad un concorso e ho pianto di felicità
insieme a mia madre, la sorpresa di averne vinto un altro e gioire col mio fidanzato in un giorno di dicembre con un vento freddo e tagliente ma la nostra felicità era più calda e più forte, ed infine un bambino che avendo visto un mio quadro ad una mia mostra e, restandone colpito, il giorno dopo è ritornato avendone realizzato anche lui una copia.
8. Quale ruolo gioca per te il colore nel tuo lavoro? Come scegli i colori e che significato assumono?
In base alle sensazioni e all’esperienza che racconto, seleziono attentamente i colori, dalle tinte più calde a quelle più fredde fino a
quelle più neutre. Quando realizzo i lavori su commissione, come i ritratti per esempio, cerco sempre di dare largo spazio a tutti i colori,
non dimenticando, però, che restino in armonia tra loro. L’armonia è la parola chiave per l’uso dei colori rapportata all’esperienza da narrare.
9. Se avessi l'opportunità di collaborare con un artista di qualsiasi epoca, passata o attuale, chi sarebbe la tua scelta e quali motivazioni ti guiderebbero?
Avrei voglia di rapportarmi con tanti, troppi artisti, perché ognuno di loro ha lasciato una traccia, ha fatto la storia, ha cambiato il mondo
dell’arte e da ciascuno di loro vorrei attingere qualcosa. Il mio cuore, comunque, mi porta a scegliere Frida Kahlo, sia per lo stile pittorico sia per il temperamento di donna resiliente e determinata.
10. Hai realizzato un'opera che consideri particolarmente significativa?
Credo che tutte le mie opere siano significative perché parlano di me, delle mie esperienze e dell’evoluzione che ho fatto. Potrebbero
essere paragonate alla “linea della mia vita”. Non mi sento di sceglierne una, sono tutti miei “figli”.
11. Il tuo processo creativo è più guidato da una visione immaginaria o dai materiali concreti? Come nasce un progetto e quali sono i passi che conducono alla sua realizzazione?
Come già detto, le mie opere sono frutto di immaginazione che, però, nascono da esperienze reali. Credo che “vengano fuori” quando sono pronte per il mondo fisico, quando ho effettivamente elaborato quella/e vicenda/e.
12. Quali sono le mostre attualmente aperte al pubblico, e cosa ha in serbo il futuro per Serena D’Onofrio nella scena artistica?
Ho da poco terminato una personale, “Le Stanze dell’Io”, tenutasi nel mio paese, Cervinara. È un progetto che voglio curare, approfondire
e ampliare, analizzare e realizzare le stanze più segrete di ciascuno, un viaggio dove si entra e si esce continuamente da se stessi e ogni opera
rappresenta una stanza, appunto. Per il prossimo futuro ho in programma una mostra a Salerno e per il nuovo anno nuove reti di contatto si stanno sviluppando e, quindi, nuove opportunità di far viaggiare ed emozionare attraverso le mie opere!
In un tempo in cui tutto corre veloce, l’arte di Serena D’Onofrio ci invita a rallentare, ad ascoltare ciò che accade dentro di noi e a riconoscere il valore di quelle emozioni che, troppo spesso, lasciamo scivolare via. Le sue tele non sono soltanto immagini: sono porte, varchi, stanze interiori in cui ognuno può entrare per ritrovare un frammento di sé. In ogni pennellata c’è il coraggio di esporsi, in ogni metafora la delicatezza di chi sa trasformare la vulnerabilità in forza, il dolore in luce, il sogno in visione.
La sua ricerca continua a evolversi, nutrendosi di esperienze personali e incontri che diventano spunto e nutrimento per un linguaggio sempre più maturo e consapevole. Dai premi ricevuti alle collaborazioni interdisciplinari, dalle personali curate con dedizione fino alle collettive che la vedono presente in tutta Italia, Serena percorre il suo cammino con una determinazione discreta ma incrollabile, capace di portare la sua voce artistica in contesti sempre più ampi.
Ciò che colpisce, ascoltandola, è la sua naturalezza: la sua arte non nasce per stupire, ma per comunicare; non cerca l’effetto, ma la verità; non pretende di imporre un messaggio, ma di aprire un dialogo. È una pittura che respira, che accoglie, che custodisce e restituisce. Una pittura che, pur scavando nella sua intimità, non esclude mai lo spettatore, anzi lo invita a completare il senso dell’opera con la propria sensibilità.
E così, alla fine di questo incontro, si comprende davvero che il percorso di Sere NArt è un viaggio in continua espansione: un viaggio che dalla sua Cervinara si è allargato a città, musei, castelli, gallerie, fino a intrecciarsi con poesia, musica, danza. Un viaggio che continuerà a sorprenderla e sorprenderci, perché l’arte — quando nasce da un’urgenza autentica — non smette mai di muoversi, crescere, trasformarsi.
Serena guarda avanti, tra nuove mostre, nuove connessioni, nuove “stanze” da aprire. E lo fa con lo stesso sguardo di quando, bambina, stringeva un pastello tra le dita: con la certezza che l’arte non è un mestiere, ma una promessa. Una promessa fatta a se stessa e al mondo: raccontare ciò che vive, per aiutare gli altri a riconoscere ciò che vivono.
Ed è proprio questa la magia che resta, dopo averla ascoltata: la sensazione che l’arte possa davvero essere un ponte, un rifugio, una possibilità di rinascita.
BIOGRAFIA :
Serena D’Onofrio, in arte Sere NArt, è una giovane artista di Cervinara (Avellino). La sua passione per il disegno e la pittura nasce in età infantile e la accompagna fino agli studi accademici presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. A soli 21 anni trasforma questa vocazione in una professione, dedicandosi alla realizzazione di ritratti, mini tele e opere su commissione, e avviando parallelamente un percorso espositivo e organizzativo che la vede coinvolta come artista e promotrice culturale.
Nel 2017 inaugura la sua prima mostra personale, avviando un’intensa partecipazione a collettive, premi nazionali e internazionali. Espone in numerosi e prestigiosi luoghi, tra cui: Procida durante l’anno da Capitale Italiana della Cultura (2022) con la mostra “Blu – l’infinito sovrasensibile”, Casa Cava a Matera, il Museo Diocesano di Salerno, la galleria ArteBo di Bologna, Palazzo Pratellesi a San Gimignano per il Premio Internazionale “Sergio Manzi”, il Carcere Borbonico di Avellino, il Castello Orsini di Fiano Romano. Le sue opere arrivano anche a Napoli, Venezia, Ariccia, Venezuela e Costa Rica.
Dal 2020 avvia un sodalizio creativo con il poeta Gianluigi Romano, dando vita al progetto “L’essenza dei sensi”, dove pittura e poesia si fondono in un dialogo sensoriale. Nel 2023 espone a Siena con una mini personale e a Palma Campania, mentre prende forma definitiva “ComunicArti”, progetto multidisciplinare che unisce pittura, poesia, danza e musica nella cornice del Castello Ducale di Bisaccia (Avellino), dove la sua personale resta aperta per un mese intero. Nel 2024 il progetto prosegue presso la Torre di Montesarchio (Benevento), con una grande personale di 36 opere. Nello stesso anno partecipa a numerose collettive in luoghi significativi come il Castello dei Conti di Acerra, la galleria Furio del Furia a Foiano della Chiana (AR) per l’evento “Perché Donna”, il Museo Multimediale di Roccarainola, la Chiesa Santa Maria degli Amalfitani a Monopoli, la Chiesa di San Michele Arcangelo a Sermoneta, il Museo Civico di Maddaloni e la VI edizione della BeneBiennale alla Rocca dei Rettori.
Il 2025 si apre con una collettiva al GAMEC di Pisa, seguita da esposizioni al Castello di Francolise (Caserta), alla Engel Art di Viareggio e alla galleria Furio del Furia per una mostra interamente al femminile. Tra marzo e aprile partecipa a due importanti eventi: “Uno spazio, mille visioni” presso la Galleria d’Arte Mentana di Firenze (29 marzo – 12 aprile) e “Sotto un cielo di primavera” dal 5 al 12 aprile nelle suggestive Basiliche Paleocristiane di Cimitile (Napoli).
I riconoscimenti non tardano ad arrivare:
– 3ª classificata con Il roveto ardente al concorso religioso Ai tuoi Piedi (settembre 2023);
– 1ª classificata al Premio Artisti e mercanti del Conte Ruggiero con Golden Hour (novembre 2023);
– Premio Speciale San Valentino con Il cielo in una stanza (febbraio 2024);
– 1ª classificata al Premio Psyché con Sei fatta di cuore;
– 3ª classificata al Premio Internazionale d’Arte Visioni presso il Tempio di Pomona (Salerno), su 120 opere partecipanti.
Dal 2022 è membro dell’ACIPeA (Associazione Culturale Italiana Poeti e Artisti), con cui collabora all’organizzazione di eventi culturali ad Avellino e provincia.
Il suo stile si inserisce nel solco del surrealismo figurativo, arricchito da continue sperimentazioni tecniche. Le sue opere affrontano temi legati al sogno, alle sensazioni e alle riflessioni personali e collettive. Le esperienze dell’artista diventano immagini simboliche che accolgono lo spettatore e lo invitano a diventare parte dell’opera, in un dialogo emotivo che unisce interiore e visibile.
Contatti
Email: serena96@outlook.it
Telefono: 389 507 1785
Facebook: Sere NArt
Instagram: sere_nart
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