Sara Asquini - La materia come linguaggio, l'Arte come identità

Pubblicato il 16 dicembre 2025 alle ore 10:44

Nel panorama artistico contemporaneo, segnato da una crescente fluidità dei linguaggi e da una continua ridefinizione dei confini tra arte, artigianato e design, il lavoro di Sara Asquini si colloca in una zona di intersezione che merita attenzione critica. Il suo percorso non nasce da un’impostazione concettuale astratta, ma da una pratica concreta e stratificata, costruita nel tempo attraverso il confronto diretto con la materia e con i processi produttivi.

Formata all’Accademia delle Belle Arti, Asquini avvia la propria carriera nel settore della decorazione del vetro e del cristallo, un ambito che richiede rigore tecnico, controllo del gesto e una conoscenza approfondita delle superfici. Si tratta di un’esperienza che segna in modo duraturo il suo approccio al lavoro artistico: l’attenzione al dettaglio, la precisione esecutiva e la consapevolezza del rapporto tra luce e materia emergono come elementi strutturali della sua ricerca, anche nelle fasi successive.

Il passaggio alla decorazione ceramica, maturato all’interno di una rinomata azienda e attraverso collaborazioni con numerosi ceramisti del Friuli, consolida ulteriormente questo legame con la tradizione artigianale. In questo contesto, Asquini sviluppa una conoscenza approfondita dei materiali e dei tempi del fare, confrontandosi con una pratica che implica disciplina, ripetizione e capacità di adattamento. L’artigianato, nel suo percorso, non rappresenta una dimensione separata dall’arte, ma un terreno di formazione essenziale, su cui si innesta successivamente una ricerca più autonoma e personale.

Con il tempo, il lavoro di Sara Asquini evolve progressivamente verso una dimensione più propriamente artistica, svincolata dalle logiche produttive e orientata alla costruzione di un linguaggio individuale. È in questa fase che la sua espressione inizia a ottenere attenzione anche al di fuori del contesto nazionale, con riconoscimenti e riscontri critici a livello internazionale, segnando un momento di consolidamento della sua identità artistica.

Attualmente, il fulcro della sua produzione è rappresentato dalla pittura e dal disegno. I ritratti a carboncino occupano una posizione centrale all’interno del suo lavoro: opere in cui il segno, ridotto all’essenziale, diventa strumento di indagine psicologica. Asquini evita la descrizione minuziosa per concentrarsi su ciò che resta implicito, lasciato in sospeso. I volti che emergono dai suoi disegni non cercano una somiglianza fotografica, ma una restituzione dell’intensità emotiva e della complessità del soggetto.

Accanto al disegno, la pittura acrilica introduce una dimensione più dinamica e cromaticamente articolata. Il colore viene utilizzato come elemento strutturale, capace di costruire profondità e tensione visiva. In queste opere, il dialogo tra luce e ombra non è mai puramente decorativo, ma contribuisce a definire uno spazio emotivo, spesso sospeso, che invita lo spettatore a una lettura lenta e attenta.

Un aspetto significativo della ricerca di Sara Asquini riguarda il progressivo ampliamento dei supporti e dei contesti di fruizione dell’opera. Negli ultimi anni, l’artista ha intrapreso un percorso che la porta a confrontarsi con il mondo della moda e del design, realizzando abiti personalizzati e, più recentemente, maglie in cotone ecologico stampate con le sue opere. Questo passaggio non va letto come una semplice operazione commerciale, ma come una riflessione sullo statuto dell’opera d’arte e sulla sua presenza nella vita quotidiana.

In questo contesto, l’opera si sposta dalla parete al corpo, trasformandosi in oggetto da indossare e da vivere. La scelta di materiali sostenibili introduce inoltre un tema attuale, legato alla responsabilità dell’artista nei confronti dei processi produttivi e ambientali. Arte, moda e sostenibilità si intrecciano così in un progetto che mira a rendere l’esperienza artistica più accessibile, senza rinunciare alla qualità e alla riconoscibilità del linguaggio.

Nel complesso, la pratica di Sara Asquini si caratterizza per una costante tensione tra tradizione e sperimentazione. Il suo lavoro non procede per rotture radicali, ma per stratificazioni successive, in cui ogni fase si innesta sulla precedente. È una ricerca che privilegia il tempo lungo, la costruzione paziente di una visione e il confronto continuo con i materiali e con i contesti.

In un sistema dell’arte spesso orientato alla rapidità e alla spettacolarizzazione, il percorso di Asquini si distingue per coerenza e solidità. La sua è una pratica che pone al centro il fare, la tecnica e l’esperienza, ma che al tempo stesso si apre a nuove forme di narrazione visiva e di relazione con il pubblico. Un percorso in divenire, che lascia intravedere ulteriori sviluppi e che conferma Sara Asquini come una presenza attenta e consapevole nel panorama artistico contemporaneo.


Ad arricchire il percorso artistico di Sara Asquini è l’uscita del suo primo libro artistico personale, un progetto editoriale che si colloca a metà strada tra autobiografia visiva, catalogo d’autore e riflessione intima sul senso del fare arte oggi. Non si tratta di una semplice raccolta di immagini, ma di un dispositivo narrativo complesso, pensato per restituire al lettore una visione ampia e stratificata del suo universo creativo.

Il volume nasce dall’esigenza dichiarata di “raccontarsi senza filtri”, affidando all’arte – e alle parole che la accompagnano – il compito di dare forma a domande che da sempre attraversano il suo lavoro: perché dipingere, perché scegliere determinati colori, perché il corpo femminile diventa spazio privilegiato di racconto e di libertà. Il libro si presenta così come una risposta articolata, costruita attraverso immagini, testi, pause e silenzi, in cui la dimensione emotiva assume un ruolo centrale.

Uno dei nuclei del progetto è rappresentato da un’intervista intima, che accompagna il lettore all’interno del mondo interiore dell’artista. Il dialogo affronta temi legati alla sua visione dell’arte, al rapporto tra fragilità e forza, tra ferite personali e luce creativa. Ne emerge un ritratto che va oltre la dimensione pubblica dell’artista, restituendo la complessità della donna e del suo percorso umano.

Un’altra sezione significativa è dedicata al laboratorio, documentato attraverso una serie di fotografie che raccontano lo spazio del lavoro quotidiano. Pennelli, tele, pigmenti e gesti diventano elementi narrativi, capaci di restituire il ritmo e il rituale che precedono la nascita di ogni opera. Il laboratorio non viene mostrato come luogo idealizzato, ma come ambiente vissuto, segnato da un “caos ordinato” che riflette il processo creativo stesso.

Il cuore del volume è costituito da un album di opere selezionate, accompagnate da testi che ne approfondiscono il significato, l’origine emotiva e la costruzione simbolica. Le figure femminili, ricorrenti nella produzione di Asquini, vengono lette come specchi identitari, presenze che parlano tanto dell’artista quanto di chi osserva. Ogni opera diventa così una soglia, un punto di contatto tra esperienza personale e dimensione collettiva.

Il libro dedica inoltre spazio alla nascita di Sara Art Collection, il brand che segna il passaggio dell’arte dalla tela alla vita quotidiana. In questa sezione, Asquini racconta come la sua ricerca l’abbia condotta a immaginare l’opera come qualcosa di indossabile e condivisibile: abiti, accessori e borse concepiti non come semplici prodotti, ma come estensioni dell’identità e dell’emozione. Una trasformazione che riflette una visione contemporanea dell’arte, capace di dialogare con altri linguaggi senza perdere profondità.

Nel suo insieme, il libro si configura come una confessione artistica e come un percorso emotivo, più che come un’operazione celebrativa. È un invito rivolto al lettore a comprendere le origini della sua voce creativa e le motivazioni che la spingono, ancora oggi, a dipingere. Un progetto editoriale che rafforza la coerenza del percorso di Sara Asquini e ne amplia il campo di lettura, offrendo uno strumento prezioso per avvicinarsi alla sua ricerca con maggiore consapevolezza.


La Redazione 

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