
Nata a Modica nel 1989, Ludovica Randazzo non è solo un’artista emergente, ma una narratrice di emozioni e simboli che si intrecciano in un continuum di esperienze personali e collettive. La sua arte si radica profondamente nelle acque di Donnalucata, un luogo che per lei rappresenta molto più di una semplice posizione geografica. Qui, il mare diventa un universo interiore, un campo magnetico in grado di attrarre le sue riflessioni più intime, dove onde, luce salmastra e silenzi vertiginosi plasmano la sua geografia emotiva.
Le connessioni di Ludovica con il mare non sono superficiali; esse manifestano il suo bisogno profondo di esplorare le proprie radici. Ogni onda che si infrange sulla costa assume un significato particolare, diventando un simbolo delle inquietudini e dei desideri che abitano l'animo umano. Attraverso il suo sguardo sensibile, il paesaggio siciliano si trasforma in un palcoscenico di emozioni, in cui la luce e l’acqua si fondono per rivelare la complessità della vita.
La sua sensibilità visiva è emersa sin dalla tenera età, testimoniando un talento innato per il disegno. Questo percorso artistico trova un significativo slancio nell’incontro con il Maestro Angelo Calabrese, che l’ha guidata attraverso le insidie e le meraviglie del chiaroscuro e delle tecniche a secco. È in questo contesto che Ludovica apprende non solo a vedere, ma a “sentire” la realtà che la circonda, trasformando ogni impressione in un’opera d’arte.



Dopo una lunga pausa dedicata ad altre esperienze di vita e professioni, nel 2023 Ludovica sente l’urgenza di ritornare alla pittura. Questo ritorno si configura come una sorta di rinascita, un atto che risponde a un bisogno essenziale di espressione. La spatola sostituisce il pennello, e il colore diventa materia viva, stratificata, carica di significato. Le sue opere non sono semplicemente decorazioni visive; esse rappresentano emozioni floreali, pulsazioni di vita che si manifestano attraverso il gesto artistico.
La scelta della spatola come strumento principale rivela il volere di Ludovica di approfondire il suo rapporto fisico con la tela. In questo processo, il colore si trasforma, diventa una sorta di linguaggio proprio, un dialogo intenso con la materia e con ciò che essa evoca. Ciascun tratto di spatola è un respiro, una pulsazione vitale che racconta l’intensità di sentimenti e memorie.


Ludovica Randazzo guarda il paesaggio siciliano con occhi nuovi e la sua arte riflette questa continua scoperta. Le sue opere, pur attingendo da scenari riconoscibili della costa, si elevano al di sopra della mera rappresentazione. Esse diventano contemplazioni intime e profonde; le onde non si limitano a infrangersi, ma avanzano, dialogano tra loro, accarezzano e talvolta feriscono.
Questa dualità intrinseca è ricca di significato e compone una narrativa complessa. Le onde diventano simboli di abbandono e appartenenza, evidenziando il forte legame con la propria terra e il coraggio di guardarla ogni volta con occhi nuovi. Ogni opera di Ludovica è un atto di amore verso la sua famiglia, la sua cultura e il suo territorio, rivelando la potenza della memoria e del senso di appartenenza.
L’artista introduce simboli ricorrenti nella sua produzione come piccoli rituali, ognuno con la propria narrativa. La barchetta di carta, fragile e infantile, rappresenta la resilienza e la capacità di affrontare le tempeste della vita. Allo stesso modo, la foglia d’oro non è un semplice ornamento, ma un accento sacro, un spiraglio di luce nel dolore. Così, la sua pittura diventa un luogo di sedimentazione di emozioni autentiche, dove non si tratta solo di sfoghi, ma di presenze durature, in equilibrio fra istinto e costruzione paziente.


Dal suo rientro sulla scena artistica, Ludovica ha allestito diverse mostre personali, riscuotendo attenzione sia da collezionisti che da appassionati di arte contemporanea legata al Mediterraneo. Nell'aprile 2025, ha presentato la mostra "Un Mare di Pace" a Scicli, una rassegna che ha ottenuto consensi per la forza espressiva e il valore evocativo delle sue opere. Questa esposizione ha segnato un punto di svolta nella sua carriera, consolidando la sua voce distintiva nel panorama artistico contemporaneo.
Inoltre, il futuro di Ludovica è fiorente, con ulteriori mostre in programma: a settembre 2025 esporrà a Palazzo Mormino di Donnalucata e a ottobre sarà protagonista di una personale a Palazzo Fidone, nel cuore di Comiso. Queste esposizioni continueranno a esplorare le intersezioni tra paesaggio, identità e memoria, rendendo la sua ricerca ancora più ricca e stratificata.
Nel 2024, è stata invitata come artista simbolica al Trofeo del Mare, un evento internazionale di grande rilevanza. Qui, Ludovica ha rappresentato la sua terra, portando la sua arte sul palcoscenico come voce pittorica di Donnalucata. Questa esperienza non solo ha elevato il suo profilo, ma ha anche sottolineato il ruolo dell'arte come strumento di comunicazione e affermazione dell'identità culturale.
Attualmente, Ludovica vive e lavora a Scicli, dove ha creato uno spazio raccolto per la sua attività artistica. La sua visione è quella di trasformare questo laboratorio in un luogo aperto al pubblico, dove arte e condivisione possano convivere come correnti dello stesso mare. Questo sogno di apertura riflette il desiderio di Ludovica di coinvolgere la comunità e di permettere ai visitatori di entrare in contatto con il processo creativo, avvicinandoli così al mondo magico dell'arte.
Le sue opere, richieste in tutta Italia, viaggiano come messaggi in bottiglia, portando con sé l’eco di un orizzonte in continuo mutamento. Ogni tela è un racconto che travalica i confini del tempo e dello spazio, contenendo in sé la memoria di tutte le altre esperienze e onde dipinte precedentemente. Anche in assenza di clamore, la dedizione di Ludovica si fa sentire, colmando il vuoto di un mondo che spesso ignora il potere trascendente dell’arte.
Abbiamo avuto il piacere di fare qualche domanda a Ludovica per poter entrare nel suo mondo e scoprire la sua visione ...
1. Da dove nasce la tua ispirazione?
La mia ispirazione nasce dal mare di Donnalucata (RG). Non soltanto come elemento naturale o paesaggio, ma come presenza viva, come una raccolta di ricordi d'infanzia dove sono cresciuta ed emozioni. Osservarlo ogni giorno mi regala prospettive sempre nuove: le luci mutevoli, il movimento instancabile delle onde, il loro modo di parlare anche quando tutto tace. È un maestro paziente e misterioso che ogni giorno mi insegna qualcosa. Donnalucata non è soltanto un luogo fisico: è un punto fermo dentro di me, una radice profonda. Ogni onda, ogni riflesso sull’acqua è un racconto che sento il bisogno di raccogliere, elaborare e restituire su tela.
2. Come sviluppi l'idea di un'opera d'arte?
Tutto ha inizio con una sensazione: un ricordo felice, uno sguardo fugace, un silenzio carico di significato. È come se un’immagine si formasse lentamente dentro di me, un po’ come accade nei sogni: indefinita all’inizio, poi via via più chiara. Spesso inizio con schizzi veloci, appunti, fotografie che io stessa scatto. Ma è solo in studio, nel silenzio del mio spazio creativo, che tutto prende forma. Lascio che sia l’istinto a guidarmi più che la logica: dipingere per me è un processo intuitivo, quasi viscerale. È come se le mani sapessero cosa dire prima ancora della mente. Non seguo regole definite, ma mi lascio guidare dalle emozioni del momento.
3. Che emozioni provi mentre dipingi?
Quando dipingo, entro in uno stato di profonda connessione con me stessa e con la tela, spesso accompagnata dalle note di Einaudi nelle cuffie. È come se il tempo rallentasse o addirittura si fermasse. Provo un senso di pace, ma anche un'urgenza intensa: quella di fermare su tela qualcosa che altrimenti svanirebbe, un pò come quell'istante che si ferma nelle foto. A volte mi emozioni mentre lavoro su un dettaglio o un'opera in particolare, perché porta con sé un significato intimo, molto profondo. Altre volte mi sento sospesa, leggera, libera di creare. Dipingere per me è uno spazio sicuro, ma anche un’esigenza: come respirare a pieni polmoni dopo essere rimasta troppo a lungo in apnea.
4. In che modo hai intrapreso la tua carriera artistica?
Il mio percorso è nato in modo spontaneo, quasi naturale. Ho iniziato da autodidatta, disegnando con matite e carboncini fin da bambina. Poi ho avuto la fortuna di incontrare il Maestro Angelo Calabrese che, per quasi due anni, mi ha insegnato a vedere davvero: l’importanza del segno, la forza della luce, le basi del pastello a matita. Dopo una lunga pausa in cui mi sono dedicata al lavoro e agli studi, nel 2023 è avvenuta una sorta di ritorno alle origini. Ho ripreso a dipingere dopo un periodo pesante della mia vita, riscoprendo la materia, le spatole, la consistenza del colore, tutto quello che negli anni passati mi aveva salvata nei momenti più bui. Da quel momento, tutto è cambiato. La mia prima mostra personale nel 2024 e la partecipazione al Trofeo Internaziona del Mare sono stati due passaggi fondamentali, che hanno segnato l’inizio di un cammino più consapevole, circondata da un affetto inaspettato e da tante persone che amano il mare al mio stesso modo.
5. Come selezioni gli strumenti per realizzare un dipinto?
Ogni opera richiede strumenti diversi, scelti con attenzione in base a ciò che desidero comunicare. Le spatole sono diventate per me essenziali, perché mi permettono di costruire rilievi, movimento, profondità e mi lasciano la libertà di esprimermi senza controllare il tratto. Mi interessa che il colore non sia solo visto, ma anche quasi "toccato" con gli occhi, per questo amo i segni indefiniti ed incontrollabili che spesso lasciano. La scelta delle tonalità è altrettanto importante: cerco colori che raccontino il mare come lo percepisco, non come appare in cartolina. È un mare interiore, a volte calmo, a volte burrascoso, altre volte lo raccontano subito dopo una tempesta.
6. Se dovessi descrivere la tua arte con degli aggettivi, quali sceglieresti e perché?
Direi: sensoriale, intensa, autentica. Sensoriale perché desidero che chi osserva i miei quadri possa sentire il mare, non solo vederlo: il suo odore, il suo rumore, il suo abbraccio. Mi è capitato spesso di sentirmi dire 'davanti a quest'opera sento il rumore del mare ed il suo profumo'. Poi Intensa perché ogni mia opera nasce da un’emozione profonda, mai superficiale. Spesso evoca ricordi in chi osserva e sentirne parlare per me è la gioia più grande. Le persone si raccontano e mi donano i loro vissuti nel corso dei miei vari eventi e Mostre d'Arte, e le storie di chi ha o ha avuto un rapporto particolare ed intenso col mare per me creano una connessione profonda: storie di pescatori, storie di chi ha avuto un incidente e non ha più potuto immergersi, storie raccontate con occhi lucidi ma pieni di sentimento, mi fanno capire che il mare ci accomuna. E poi autentica perché non creo mai per compiacere o per seguire una moda: dipingo ciò che vivo, ciò che sono, ciò che sento e apprezzo il fatto che questo arrivi a chi osserva i miei quadri. Questo rende tutto più vero ed emozionante.
7. Qual è stato il momento più significativo del tuo percorso artistico?
Salire sul palco del Trofeo Internaziona del Mare ad Agosto 2024 come Unico Artista locale è stato un momento carico di emozione. In quell’istante ho sentito che il mio legame con il territorio, con il mio mare, era stato riconosciuto e condiviso da chi il mare lo vive ogni giorno, lo valorizza, lo salva. È come se il mare, dopo avermi ispirata per anni, avesse trovato un modo per ringraziarmi. Ma anche vedere le persone commuoversi di fronte alle mie opere, come accaduto durante la mostra Un Mare di Pace, è stato toccante: ho capito che attraverso la mia pittura riesco a parlare senza voce, a toccare corde profonde ed emozionare emozionandomi.
8. Cosa pensi del ruolo che l'arte ricopre oggi nella società?
Credo che l’arte abbia oggi un compito fondamentale: rallentare il tempo, aiutarci a guardarci dentro e nel profondo, creare spazi di autenticità in un mondo che corre troppo. Chi ha la fortuna di avere un'animo creativo ed ha la possibilità di poter creare arte, guarda a fondo oltre la superficie delle cose e spesso mostra a chi osserva un'altro modo di vedere il mondo. È un rifugio ma anche uno strumento potente di comunicazione. L’arte può guarire, può denunciare, può ricordare. Non dovrebbe mai essere relegata a mera decorazione. È un atto necessario, un gesto che tiene viva la memoria e la bellezza e noi Artisti dobbiamo sempre essere in prima linea nel creare e cercare il bello in ogni cosa che ci circonda.
9. C'è un'opera in particolare a cui ti senti particolarmente legata?
Sì, c’è un’opera che segna il mio ritorno alla pittura. È ruvida, imperfetta, ma intensamente vera. E' stata la prima in assoluto che tengo gelosamente custodita, un piccolo gioiello che racchiude dolori, lacrime e gioia tra bianchi e azzurri pieni di luce.
Non l’ho mai voluta vendere, perché racchiude il momento esatto in cui ho deciso che non potevo più fare a meno dell’arte. È un promemoria, una promessa a me stessa: quella di trovare sempre, nella forza delle onde, la spinta per non fermarmi e andare avanti anche se a volte ci si scontra con gli scogli e si ha bisogno di fare qualche passo indietro per riprendere la rincorsa e superarli. Ogni volta che la guardo, ricordo quella scintilla, quel “ricomincio da qui” che mi fa brillare gli occhi.
10. Quali progetti hai in mente per il futuro?
A breve realizzerò due mostre personali: una a Donnalucata - il mio luogo dell’anima- nelle prime due settimane di Settembre, e un’altra a Comiso nel mese di Ottobre. Il mio sogno nel cassetto è la creazione di uno studio più grande, uno spazio che non sia solo mio, ma che possa accogliere adulti e bambini desiderosi di scoprire il potere trasformativo dell’arte, dove incontrarci per un caffè, una chiacchierata, dove confrontarsi e sperimentare, uno spazio comune dove poter organizzare Esposizioni e Mostre, una Galleria d'arte per chi è muove i primi passi ma ha tanto da dire. Un altro mio sogno è portare le mie opere oltre i confini del mio territorio, farle viaggiare, incontrare altri sguardi, altre sensibilità, altre storie. L’arte, in fondo, è un linguaggio universale: non ha bisogno di traduzioni, solo di occhi e cuori disposti a vedere.



Non c’è provocazione né ostentazione nel lavoro di Ludovica Randazzo, ma piuttosto una rivelazione che invita lo spettatore a immergersi nella profondità del suo universo emotivo. Ogni opera è un approdo e, allo stesso tempo, una partenza, un invito a esplorare un mondo intriso di significato. La sua pittura, alimentata dall’amore per la sua terra e dalle esperienze di vita, dà voce a una narrazione che abbraccia il passato e il presente, creando un ponte tra la memoria individuale e quella collettiva.
Attraverso il suo incredibile viaggio artistico, Ludovica ci ricorda l’importanza di ascoltare le onde del nostro mare interiore e di trovare bellezza anche nelle tempeste più violente. E, come la barchetta di carta che resiste a ogni burrasca, così le sue opere ci educano a navigare le acque impervie dell’esistenza con coraggio e creatività.
Si possono vedere tutte le opere di Ludovica e acquistare sul suo sito internet e sulle pagine social
Pagina IG: https://www.instagram.com/ludovica_randazzo_art/
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/ludovica.randazzo89/
La Redazione
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